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Pensioni, chi può richiedere l’anticipo con 43 mesi: solo quelli nati in queste date

Roberto Arciola 21 Ottobre 2024
Inps

Inps (iltocco.eu)

In Italia, il sistema pensionistico è in continuo mutamento, creando spesso confusione e incertezza tra i lavoratori.

Una delle misure più discusse è l’Ape sociale, che consente a determinate categorie di andare in pensione con un anticipo di ben 43 mesi rispetto all’età pensionabile standard. Tuttavia, non tutti possono accedere a questo beneficio; solo chi soddisfa specifici requisiti può approfittare di questa opportunità. Vediamo quindi di capire chi sono i “fortunati” che possono richiedere questo anticipo e come funziona l’Ape sociale.

Il sistema pensioni in Italia e i continui cambiamenti

Il panorama pensionistico italiano è stato caratterizzato da numerosi cambiamenti nel corso degli anni. Le riforme che si sono susseguite hanno modificato i requisiti di età e di contribuzione, rendendo a volte difficile per i lavoratori orientarsi tra le diverse opzioni disponibili. L’Ape sociale si inserisce in questo contesto come una misura sperimentale, mirata a supportare specifiche categorie di lavoratori in difficoltà economiche o sociali, permettendo loro di andare in pensione anticipatamente.

Introdotta nel 2017, l’Ape sociale è pensata per chi ha almeno 63 anni e 5 mesi di età e ha versato almeno 30 anni di contributi. Tuttavia, non è sufficiente soddisfare questi requisiti generali; la misura è riservata a specifiche categorie: disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali, caregiver che assistono familiari disabili, invalidi civili con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%, e lavoratori che svolgono mansioni gravose.

L’Ape sociale non è cumulabile con altri redditi da lavoro e offre un assegno massimo di 1.500 euro lordi mensili. Questo importo non si adegua all’inflazione e non prevede la tredicesima né assegni familiari. Al compimento dei 67 anni, la misura termina, e il lavoratore passa alla pensione di vecchiaia.

Nel 2024, una modifica significativa ha interessato l’Ape sociale, innalzando l’età minima di accesso da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Questo cambiamento ha generato un ulteriore filtro, escludendo quei lavoratori che, pur avendo compiuto 63 anni a gennaio di quell’anno, non riescono a soddisfare il requisito dei 5 mesi aggiuntivi entro la fine dell’anno. Di fatto, chi è nato più avanti nell’anno si trova in una situazione di svantaggio, vedendo sfumare la possibilità di andare in pensione anticipatamente.

Maggiorazione sulla pensione, ora puoi averla
Pensione chi richiedere l’anticipo (iltocco.eu)

Solo specifiche categorie di lavoratori possono accedere all’Ape sociale. Questi includono:

  • Disoccupati: Devono aver terminato il periodo di indennità di disoccupazione senza aver trovato una nuova occupazione.
  • Caregiver: Lavoratori che da almeno sei mesi si occupano di un parente disabile convivente. Anche se il familiare disabile vive in una parte separata della stessa casa, questa condizione permette comunque di accedere alla misura.
  • Invalidi civili: Chi ha una percentuale di invalidità riconosciuta pari o superiore al 74%.
  • Lavoratori in mansioni gravose: Chi svolge attività considerate gravose e ha maturato almeno 36 anni di contributi, con almeno 6 degli ultimi 7 anni o 7 degli ultimi 10 impiegati in tali lavori.

La possibilità di accedere all’Ape sociale sembra dipendere anche dalla data di nascita del lavoratore. Infatti, chi riesce a compiere i 63 anni e 5 mesi entro l’anno, può godere di uno sconto significativo sull’età pensionabile. Al contrario, chi non riesce a raggiungere questi requisiti deve aspettare fino ai 67 anni per andare in pensione, perdendo così l’opportunità di uscire dal mondo del lavoro prima.

Cosa aspettarsi dopo il 2025?

Il futuro dell’Ape sociale è incerto. Attualmente, la misura è stata prorogata fino al 31 dicembre 2024, ma non ci sono garanzie che continuerà oltre questa data. L’incertezza si estende anche ad altre misure di pensionamento anticipato come l’Opzione donna e la Quota 103. Se queste opzioni non verranno rinnovate, il sistema pensionistico italiano potrebbe tornare a fare affidamento sulla legge Fornero, che prevede requisiti di età e contribuzione più stringenti.

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