
Percorrere lo sviluppo. La Patti-S. Piero e le opportunità da cogliere.
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- Categoria: Approfondimento e opinioni
- Pubblicato Giovedì, 04 Maggio 2017 10:24
- Scritto da Filippo Accordino
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Correvano gli anni ottanta. Nel contesto di un modo errato di intendere lo sviluppo del territorio, prevedendo scuole rurali nonostante il già visibile calo demografico o aree di sviluppo industriale dalle fondamenta in denaro pubblico e tetto in eternit, un’idea realmente utile fu individuata. Si trattava di costruire una strada di collegamento che avrebbe dovuto unire addirittura le due coste della provincia messinese, una dorsale Tirreno-Ionio che avrebbe messo in comunicazione due dei più importanti teatri greci siciliani, Tindari e Taormina. Una via di comunicazione che avrebbe portato turismo ed economia in una vasta area di Sicilia ancor oggi periferica. Quanti condizionali. Sono passati tanti anni, tra interruzioni di cantieri, riprese di lavori, varianti e ripensamenti, lotte in aula a Messina per vedere primeggiare il progetto tra altri necessari tra Nebrodi e Peloritani.
In un modo o nell’altro, oggi si riesce a dare un senso al percorso, e non solo in senso fisico, fino ad oggi realizzato. Non è più tempo di parlare di Patti-Francavilla, ma è già difficile discutere di Patti-S. Piero. Difficilmente vedremo concretizzare l’intero tracciato fino a San Piero Patti nel giro di pochi anni, nonostante i proclami della politica che in periodo di campagna elettorale non mancano di rassicurare. Ancora tanti i soldi necessari e il lavoro da fare per giungere a San Piero Patti, nonostante le possibilità concrete di proseguire con i lavori.
È una conquista a metà? Non è questa la domanda che dobbiamo porci. Più utile, in un periodo storico peggiore dei precedenti sul piano demografico, occupazionale e sociale, pensare in termini positivi a quali siano i vantaggi dal possedere un’infrastruttura finalmente resa funzionale dall’ammodernamento di quella strada comunale, in territorio di Librizzi, che oggi viene riaperta al transito.
Un territorio povero di infrastrutture non ha grandi possibilità di sviluppo. E questo al sud lo sappiamo bene. Le reti stradali, ferroviarie, gli aeroporti sono quelle parti fondamentali di un sistema che consente il reale sviluppo dell’economia a trecentosessanta gradi. La Sicilia è povera di infrastrutture e il divario con altre regioni d’Italia ed Europa è, in questo senso, evidente.
Sono innumerevoli i vantaggi dal poter disporre della cosiddetta superstrada. Migliora la possibilità di penetrazione dei flussi turistici nel nostro territorio. Diminuiscono le distanze inversamente alle possibilità di scambio con altri comuni dell’hinterland. Perché di scambio si tratta, a patto che la collettività si adoperi per trarne ogni possibile vantaggio. Un’infrastruttura, fine a sé stessa, non serve a nulla. La strada è un mezzo, una possibilità. San Piero e Librizzi dimezzano la distanza con la costa e diventano raggiungibili molto più agevolmente. Sta alle attività commerciali, alle aziende, alle associazioni, e agli enti locali sforzarsi affinché l’attrattività del territorio sia pienamente espressa. Un ostacolo in meno o una possibilità in più, ma è bene ripeterlo, un elemento del sistema che sarà funzionale solo se le altre componenti sapranno trarne vantaggio. E anche in questo i futuri sindaci dovranno rimboccarsi le maniche, stimolando le realtà locali affinché da questa infrastruttura si ricavi la massima efficienza. Il caso contrario, l’inefficienza, è la reale sconfitta da evitare.
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